E’ di scena la pasta all’uovo: tagliolini e tagliatelle sono protagonisti di altre due preparazioni tipiche della tradizione saracenara
Anche gli Etruschi, come Greci e Romani facevano la pasta. Ce lo dicono proprio i bassorilievi in stucco sui pilastri della Grotta Bella o Tomba dei Rilievi di Cerveteri (Rm), databile al III secolo a.C.: questi rappresentano gli utensili da cucina che servivano a spianare la sfoglia (una tavola e un mattarello), a tagliarla (coltelli e una rotella per il taglio ondulato), nonché un sacchetto per la farina da usare durante la lavorazione e un mestolino per l’aggiunta dell’acqua.
La pasta è il bene gastronomico nazionale per eccellenza, si mangia ovunque e nonostante le sue origini non siano del tutto certe[1], possiamo affermare con sicurezza che nel sud Italia resterà sempre il piatto popolare più amato, legato a quelle tradizioni che è difficile sradicare dai propri contesti culturali; vari sono i formati che sono nati nel tempo e molti di essi sono diventati veri e propri simboli regionali.
Nei precedenti post vi ho parlato dei maccheroni, delle lagane e delle orecchiette di prete quali piatti tipici della cucina saracenara, preparati durante il corso sulla pasta fresca organizzato dalla Pro Loco Sarucha Saracena; delizie nostrane che con i loro condimenti ci raccontano un territorio, un luogo, una storia. Oggi, parliamo dei tagliolini e delle tagliatelle.
I tagliolini in brodo erano il piatto tradizionale che veniva (e viene ancora) preparato per le partorienti. Anticamente per fare il brodo era utilizzato il piccione[2] (colombo), una carne più pregiata e più leggera delle altre ma molto nutriente, poiché contiene proteine, ferro e vitamine, è povera di grassi ed è anche più saporita. Altrimenti, si utilizzava la carne di gallina o, molto più classica, quella di pollo.
Sia i tagliolini che le tagliatelle sono all’uovo: prodotti con un impasto di semola e uova ed ottenuti da una sottile sfoglia arrotolata e poi tagliata a strisce più o meno larghe, sono diffusi in varie regioni italiane e seguono ricette e preparazioni diverse. L’uso dell’uovo rende la pasta molto consistente, poiché funge da collante per gli altri ingredienti, ma è anche più saporita e calorica rispetto a quella semplice fatta con acqua e farina.
Le tagliatelle alla saracenara sono ben condite: la particolarità di questo primo sono le saporitissime polpettine di carne di suino cotte in un bel sugo fatto con soffritto di cipolla, pomodoro pelato e un pò di pancetta. Le polpette sono preparate impastando la carne macinata con formaggio, uova, aglio, prezzemolo, pepe nero, un po’ d’olio e qualche cucchiaio di sugo di pomodoro. In passato nell’impasto veniva amalgamato anche il guanciale, sminuzzato finemente assieme all’aglio e al prezzemolo, che gli dava non solo più sapore ma le rendeva morbidissime. Fritte nell’olio con la cipolla, erano poi aggiunte al sugo delle tagliatelle.
Non è difficile immaginare profumi e gusti di queste pietanze, in quell’alternarsi di semplicità e ricchezza che solo la tradizione riesce a coniugare.