A Saracena (Cs), il paese del Moscato, si impara l’arte della pasta tradizionale assieme a condimenti tipici quasi del tutto scomparsi: tramandare saperi e sapori è l’obiettivo di un bellissimo corso che si apre con questa antica ricetta, quella dei maccheroni con la mollica di pane alla saracenara
Non solo Moscato. A Saracena (Cs), grazie all’iniziativa promossa dalla Pro Loco Sarucha Saracena in collaborazione con i docenti Lino Bellusci e Antonietta Mirabelli dell’IPSSAR “Karol Wojtyla” di Castrovillari (Cs), l’arte della pasta fatta a mano diventa protagonista di un interessantissimo corso, che in cinque lezioni farà apprendere alle nuove generazioni (e non) formati e condimenti della loro tradizione (alcuni pressoché dimenticati), utilizzando farine di grani antichi del territorio.
Nella prima lezione teorica del corso si è parlato proprio del grano, delle farine, delle loro caratteristiche organolettiche e nutrizionali e delle tipologie anticamente presenti che oggi sono oggetto di studio e rivalutazione per le loro ottime proprietà; nella zona di Saracena erano coltivate grani duri e teneri come la maiorca, la carosella, la rossetta, la Senatore Cappelli e la segale. La seconda lezione pratica, invece, ha visto all’opera le mastre pastaie saracenare che hanno “sferrettato” i maccheroni conditi poi con una crema di peperoncino e mollica di pane.
In Calabria la pasta è un must gastronomico, un inestimabile tesoro culturale; pochi ingredienti essenziali e tanta buona manualità regalano dei prodotti unici che raccolgono sapori difficilmente imitabili e perciò diventa essenziale tramandarne quest’arte. I maccheroni con la mollica di pane alla saracenara sono un piatto della tradizione locale quasi del tutto sconosciuto, semplice e delizioso, che pochi ricordano. Per preparare l’impasto sono state utilizzate due farine, la Senatore Cappelli e la rossetta assieme ad un po’ di crusca[1].
La prima nasce da una varietà di grano duro coltivata principalmente nel Sud Italia, nata nei primi anni del Novecento quando il genetista Nazareno Strampelli, partendo dai grani nordafricani[2], selezionò una varietà rustica molto resistente e adatta ai terreni del meridione e chiamata così in onore del Senatore Raffaele Cappelli che aveva avviato la trasformazione agraria in Puglia e sostenuto notevolmente il progetto di Strampelli[3].
La seconda è detta anche rossella o maiorca rossa, una varietà pressoché rara e poco conosciuta, diffusa in Basilicata, Puglia, Sicilia e nella Calabria ionica, un grano molto resistente alla siccità e particolarmente adatto alla produzione di pasta e pane. La particolarità dei maccheroni con la mollica di pane alla saracenara è soprattutto il suo condimento: un sugo di peperoncino cotto lentamente con una croccante mollica di pane raffermo come guarnizione. A piacimento si possono poi aggiungere fettine di pancetta o scaglie di ricotta dura stagionata.
Questa è una delle tante ricette di un passato gastronomico che sopravvive nella cultura locale e nei ricordi dei più anziani, che merita senza dubbio una riscoperta ed una rivalorizzazione e che, attraverso ingredienti semplici ma ricchi di un gusto autentico, riporta a quel mondo genuino che affascina con le sue storie ed incanta poi chi le assaggia.