Gli antichi Romani chiamavano conditum paradoxum un vino corretto ed aromatizzato, dai molti effetti benefici che veniva bevuto a fine pasto. Oggi ne assaporiamo la sua variante durante le fredde serate invernali e lo troviamo sempre nei mercatini natalizi di tutta Europa: il vin brulè

Chiamato anche mulled wine, vin chaud, glühwein o glögg, è la famosa bevanda calda che fa subito pensare al Natale e alla stagione fredda, diffusa un po’ in tutta Europa e in Nord America: il vin brulè è una preparazione principalmente a base di vino rosso (ma in Italia settentrionale, Germania ed Austria spesso viene usato anche quello bianco), a cui vengono aggiunti zucchero e spezie varie.

In genere nel vin brulè non mancano mai cannella e chiodi di garofano; si possono aggiungere poi spicchi di mela o di mandarino, scorza d’arancia o di limone, anice stellato, pepe nero o noce moscata.

Si prepara in maniera molto semplice: tutti gli ingredienti vengono messi a bollire a fuoco lento e, per potergli dare il tipico sapore affumicato, quel “brulè”, a fine cottura il tutto viene infiammato con un bastoncino di legno infuocato per eliminare un po’ di alcol.

Il vin brulè e i profumi del Natale (Fonte: stylemagazines.com.au)

Una volta filtrato, si può godere non solo della piacevole sensazione di calore che emana, ma anche degli effetti benefici e decongestionanti che il vin brulè possiede.

I tannini presenti nel vino svolgono un’azione antivirale, i chiodi di garofano sono potenti antibatterici naturali, mentre le scorze di limone sono antisettiche e balsamiche.

Non a caso, infatti, il vin brulè ha una tradizione lontana che ci viene narrata dal grande gastronomo romano Apicio, che all’inizio del suo De re coquinaria, parla del conditum paradoxum, ossia il “(vino) condito mirabile”.

La ricetta originaria è molto probabilmente greca, poi rielaborata e fatta propria dai Romani.

Si tratta di un vino corretto ed aromatizzato, offerto ai convitati a fine pasto e caratterizzato dagli effetti antinfiammatori e decongestionanti dei suoi ingredienti, particolarmente efficaci contro mal di stomaco e spasmi intestinali.

Vin brulè con arancia, anice stellata e cannella (Fonte: blog.thewinegallery.com.au)

Ecco la ricetta dell’”antenato” del vin brulè:

Versa in vaso di bronzo quaranta once di vino e quindici parti di m(i)ele, perché cuocendo il m(i)ele il vino si scemi.

Scalda a fuoco lento di legna ben secche e diguazza con bastoncello finché cuoce; che se leva il bollore, spruzza vino e fermalo; senzachè, a farlo posare, basta sottrargli il fuoco.

Raffreddato che sia, riponilo al fuoco, e ciò per due e tre volte. Finalmente toltolo, nel dì vegnente lo schiuma.

Quindi vi aggiungi quattro once di pepe trito (pepe nero), tre scropoli di mastice (resina di lentisco), una dramma di malabatro (foglie di nardo) ed altrettanto di zafferano, cinque ossicelli torrefatti di datteri (noccioli del dattero), e pure cinque datteri ammollati nel vino tanto, quanto basti perché riescano teneri a dovere.

Compiuta la operazione, versavi trenta libbre di vino delicato.

Consumati due mila carboni, la cottura sarà perfetta[1].

Il vino nell’antica Roma era spesso addolcito con miele, profumato con foglie di rosa, viola e cedro, cannella e zafferano per migliorarne la qualità ma soprattutto per correggerne il gusto non sempre piacevole.

In epoca medievale, poi, nella quiete dei conventi, i frati erano soliti preparare l’ippocrasso, altro antesignano del vin brulè, chiamato così in onore di Ippocrate, medico greco del V secolo a.C., per evocarne le proprietà curative.

Gli ingredienti essenziali erano la cannella e lo zenzero, mentre altre spezie o erbe erano opzionali, ed era molto apprezzato sia come aperitivo che come digestivo.

Mulled wine, vin chaud, glühwein o glögg (Fonte: www.thespruce.com)

Nel vin brulè spesso vengono aggiunti vini liquorosi o distillati come il porto, il cognac, il brandy, o la vodka nei paesi scandinavi, aromatizzato con molte spezie, e per renderlo più dolce si usano miele e vaniglia.

E’ una tipica bevanda invernale che ristora e corrobora ed inebria col suo gusto dolce e il suo profumo delicatamente speziato.

Nonostante la sua gradazione alcolica (che può andare dagli 11 ai 14 gradi), è molto piacevole da sorseggiare mentre si è fuori casa, passeggiando magari fra le bancarelle dei mercatini natalizi, oppure semplicemente a casa davanti al camino assieme agli amici.

 

Bibliografia e sitografia

Marco Gavio Apicio, De re coquinaria, a cura di Giambatista Baseggio, G. Antonelli Editori, Venezia 1852

www.pattoincucina.it

 

 

[1] Marco Gavio Apicio, De re coquinaria, Libro I – Epimeles, Capo I

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4 commenti

  1. Ecco,questo ad esempio mi manca.Le cose tipiche della stagione Natalizia le ho provate quasi tutte.Questo mai.Complimenti,l’articolo va venire voglia di assaggiarlo.

    1. E fa anche bene!

  2. Ti faccio i miei complimenti: il tuo blog spicca, per particolarità e attenzione agli importanti collegamenti culturali, nel mare dei blog che trattano l’argomento cibo….è stato molto interessante leggere tutto quello che hai scritto a proposito del Vin Brulè! 🙂

    1. Grazie mille, Gaia!

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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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