Il Natale nordico ha il profumo di biscotti speziati: i Gingerbread e gli Speculoos
I Gingerbread o pan di zenzero sono ormai diventati una delle icone natalizie in tutto il mondo con le consuete varianti da paese a paese: in Belgio questi biscotti speziati si chiamano Speculoos e contengono più cannella. Vediamo un po’ la loro storia e le loro caratteristiche.
GINGERBREAD (Pan di Zenzero)
Il Gingerbread man o meglio l’omino di pan di zenzero è la famosa forma data a quel biscotto aromatizzato allo zenzero ed altre spezie (cannella, noce moscata, chiodi di garofano) tipico dell’Inghilterra, dei paesi del Nord Europa e del Nord America, preparato specialmente sotto Natale. Lo zenzero[1] (ginger), spezia da cui prendono il nome, era noto già al tempo di Greci e Romani, utilizzato abbondantemente nelle preparazioni in cucina.
Secondo gli storici, il pan di zenzero è nato in Armenia ed è arrivato in Europa grazie al vescovo armeno Gregorio di Nicopoli nel 992 d.C., il quale insegnò ai monaci del monastero di Pithiviers, in Francia, come prepararlo; durante i secoli successivi la ricetta si diffuse anche in Germania, (dove tuttora esiste una versione di questi biscotti al pepe, il pfefferkuchen), Svezia e Gran Bretagna.
Coma nasca la forma degli omini di pan di zenzero non è chiaro, ma si dice che Elisabetta I d’Inghilterra, nel XVI secolo, amasse regalare agli ospiti più importanti della sua corte dei loro ritratti “edibili”. Il primo documento ufficiale che parla dei Gingerbread risale al Cinquecento, quando durante le festività natalizie questi biscotti venivano venduti dai monaci, dalle farmacie e dagli artigiani nei mercati cittadini. Nel 1793 la cittadina di Shropshire, in Inghilterra, divenne un punto di riferimento nella produzione del pan di zenzero, perché scelse l’omino di Gingerbread come simbolo della città.
The Gingerbread Man[2] è inoltre una fiaba del 1875 che fa la sua prima apparizione in “The Gingerbread Boy” nel numero di maggio 1875 di St. Nicholas Magazine, sulla fuga di un biscotto pan di zenzero da vari inseguitori e la sua eventuale morte tra le fauci di una volpe[3]. Di Gingerbread ne esistono varie forme, essendo un dolce tipico che si prepara per altre festività come Halloween o Pasqua.
SPECULOOS
Secondo la tradizione il popolo belga (per alcuni addirittura prima della nascita del Belgio stesso), si sarebbe appropriato dell’origine degli Speculoos, questi biscotti della tradizione nord-europea, chiamati Speculaas nei Paesi Bassi, Spekulatius in Germania o Spéculoos in Francia.
Si racconta che il 13 gennaio 1870, un pasticcere di Hasselt (capoluogo della regione belga del Limbourg), Antonie Deplée, depositò il brevetto di un particolare pane di mandorle noto con il nome di spéculation: da questo, poi, nacquero proprio Les speculoos de Hasselt, e la città divenne famosa per questi biscotti. Infine, una leggenda di Bruxelles riporta la storia di un altro pasticcere, De Speculoo – Van der Spieghele, il quale, avendo dimenticato vicino ai fornelli un miscuglio di farina e zucchero di canna, il giorno successivo avrebbe ritrovato al suo posto un grosso biscotto croccante.
Tradizionalmente si preparano e si degustano dall’Avvento al Natale, ma si trovano ormai durante tutto l’anno. Il termine Spéculoos deriva dal latino spéculum, cioè “specchio”; il biscotto nascerebbe dall’immagine di un personaggio in abiti tradizionali inciso in uno stampo di legno intagliato, che con una leggera pressione viene inciso sulla pasta del biscotto in maniera “speculare”; altri invece lo vogliono più vicino al termine latino, species, traducibile con “spezie”.
I bambini dell’antica Roma ricevevano per consuetudine dei regali almeno nella ricorrenza del Solstizio d’Inverno, che equivaleva al nostro Natale. Ricevevano la Strenna (dono della dea Strinna o Strinia, accomunabile al nostro Babbo Natale) che consisteva, tra gli altri, in dolci di marzapane a forma di pupazzo che ritraevano divinità; fu così che le popolazioni nordiche conobbero questa usanza e tra gli dèi gallici riprodotti c’era un cavaliere terribile e barbuto, una sorta di “cacciatore maledetto” di cui tutti avevano paura; durante il Cristianesimo, i genitori furono aiutati a tenere a bada i propri figli con la storia di un altro leggendario barbuto: San Nicola[4], vescovo greco di Myra, nell’attuale Turchia, vissuto nel III secolo d.C., che si celebra il 6 dicembre, giorno in cui si preparano appunto, gli Speculoos e che lo vedono ritratto su questi biscotti in Belgio.
Gli Speculoos, nella caratteristica forma di San Nicola, possono essere anche molto grandi. Infatti in tutte le più famose pasticcerie compaiono enormi stampi in legno intagliati a mano che riproducono l’effigie del santo. Durante il resto dell’anno hanno in genere forma rettangolare e la dimensione di un normale biscotto o con qualche decorazione. Le spezie utilizzate nella preparazione sono cannella, noce moscata, chiodi di garofano, zenzero, cardamomo e pepe bianco.
La maggior parte delle versioni di Speculoos sono preparate con farina bianca, zucchero di canna e burro, ma qualcuno utilizza anche farina e scaglie di mandorle. Oggi nei supermercati è possibile trovare non soltanto il barattolo delle spezie già mescolate, ma anche la “crema di speculoos”, ovvero un biscotto spalmabile nelle versioni liscia o crunchy, con pezzettini croccanti.
Sitografia
www.cibo360.it
www.romanoimpero.com
www.nationalgeographic.it
[1] Dal latino zingiber
[2] Noto anche come The Gingerbread Boy o The Gingerbread Runner
[3] La favola narra che in una casetta immersa nel bosco viveva una donna anziana con il marito. Un giorno, dopo aver messo a cuocere un biscotto di pan di zenzero a forma di pupazzo, sentì chiedere aiuto. La voce proveniva dal forno. Ma quando lo aprì, l’omino scappò via veloce perché non voleva essere mangiato. Durante la fuga GingerMan incontrò una mucca, un cavallo e un maiale. Tutti tentarono di mangiarlo, ma il biscotto riuscì a scappare correndo e intonando una filastrocca. L’omino di Pan di Zenzero fermatosi di fronte ad un torrente, incontrò una volpe che gli offrì aiuto per attraversarlo. Il biscotto accettò e salì sul dorso dell’animale, ma nel corso della traversata si arrampicò fino al muso per non cadere, e una volta giunti dall’altra parte del torrente, il biscotto venne divorato dalla furba volpe.
[4] Nicola si guadagnò la reputazione di fiero difensore della fede cristiana in anni di persecuzioni e trascorse molti anni in prigione finché, nel 313, Costantino emanò l’Editto di Milano che autorizzava il culto. Dopo la morte (avvenuta il 6 di dicembre di un anno imprecisato alla metà del IV secolo), la figura del santo divenne popolarissima in tutta la cristianità, grazie anche ai tanti miracoli che gli furono attribuiti, per i quali egli diventò anche protettore dei bambini e mitico dispensatore di doni. Per molti secoli il culto di San Nicola, e la tradizione di fare regali ai bambini, si continuò a celebrare il 6 dicembre, come avviene tuttora in diverse zone dell’Italia del Nord e dell’arco alpino, fino in Germania. Col tempo al santo vennero attribuite alcune caratteristiche tipiche di divinità pagane preesistenti, come il romano Saturno o il nordico Odino, anch’essi spesso rappresentati come vecchi dalla barba bianca in grado di volare. San Nicola era anche incaricato di sorvegliare i bambini perché facessero i buoni e dicessero le preghiere. Gli immigrati nordeuropei portarono con sé queste leggende quando fondarono le prime colonie nel Nuovo Mondo. Quelli olandesi, rimasti affezionati a San Nicola, diffusero il suo nome, “Sinterklaas”, mentre in America divenne “Santa Claus”.