Cultura

Il Trionfo indiano di Dioniso nello spettacolare mosaico della villa romana di Palazzi di Casignana

Trionfo indiano di Dioniso mosaico Casignana

Un grande e maestoso complesso davanti al mar Ionio e la bellezza dei suoi mosaici: ecco la villa di Casignana, un altro dei tesori della Calabria romana custodito a pochi chilometri da Locri Epizefiri. E tra le sue opere musive spicca la straordinaria raffigurazione del Trionfo indiano di Dioniso, proprio qui dove la cultura del vino ha segnato la vita del territorio

In Calabria bellezza e fascino del nostro passato sono custoditi ovunque.

E ancora tanto è nascosto sotto terra, la stessa terra che ha visto protagoniste le storie di quei popoli che ci hanno lasciato eredità preziosissime che è un dovere proteggere e valorizzare.

La villa romana di Casignana (RC) è uno dei tantissimi tesori che la nostra regione ha la fortuna di possedere, un sito archeologico interessantissimo nonché ricchissimo di maestranze artistiche uniche e rare.

La villa di Casignana (RC) si trova in contrada Palazzi ed è una residenza extraurbana di ben 5000 mq, sorta attorno al I secolo d.C., ristrutturata nel IV (in cui raggiunge il massimo del suo splendore) e abbandonata poi nel corso del V, anche se tracce di frequentazione sono attestate fino al VII secolo d.C.

Attorno ad essa si sviluppò un piccolo insediamento, in corrispondenza probabilmente di una statio[1] romana lungo la via costiera.

L’area archeologica, ancora quasi del tutto da indagare, si trova a circa 15 Km a sud di Locri, e si estende addirittura per circa 10 ettari, a monte e a mare della S.S.106 Ionica, ricalcando l’antico percorso greco che da Taranto giungeva sino a Reggio.

La villa romana di Casignana in una foto aerea (Fonte: www.corriere.it)

Scoperta nel 1963 a seguito dei lavori per la costruzione di un acquedotto, i resti sono stati purtroppo tagliati dal tratto ferroviario e dalla strada moderna.

Gli scavi effettuati ne hanno portato alla luce solo una parte, dove sono stati individuati gli ampi ambienti relativi ad un complesso termale privato (accessibile da un porticato) e una zona residenziale; la villa di Palazzi di Casignana conserva inoltre il maggior numero di opere musive della Calabria romana: sono ben venticinque gli ambienti pavimentati a mosaico, di cui cinque meravigliosamente figurati.

Tra gli ambienti individuati il frigidarium[2] e il calidarium[3]; la villa di Casignana mostra la sua ricchezza anche attraverso le pavimentazioni in opus sectile[4] e nelle decorazioni parietali in lastre di marmo colorato, importato da regioni lontane dell’Impero.

A monte si trova inoltre un ninfeo (fontana) monumentale con giardino e delle cisterne.

Sul lato opposto della strada statale vi è la parte residenziale, con ambienti che ruotano attorno ad un grande cortile (forse un loggiato), dove si possono ammirare ancora bellissimi pavimenti a mosaico (Quattro Stagioni, Bacco Ebbro e quelli della sala cruciforme absidata[5]).

Con tutta probabilità, una delle attività più fiorenti e da cui traeva lusso e opulenza la villa imperiale di Casignana, è stata quella vinicola, com’è chiaramente attestato dai moltissimi frammenti di anfore vinarie di tipo Keay LII di fabbrica locale, ritrovati nei diversi livelli di abbandono.

Inoltre, il vino e la sua iconografia sono ben riconoscibili fra le raffigurazioni dei suoi mosaici: proprio nel comune di Casignana e nel vicino Bianco, ancora oggi, viene prodotto uno dei nettari più antichi d’Italia, il Greco, legato attraverso miti e leggende allo sbarco dei primi coloni sulle nostre coste, in un territorio, dunque, particolarmente vocato alla viticoltura già molti secoli prima dell’arrivo dei Romani.

La predilezione per i soggetti legati al culto bacchico e i significati simbolici correlati al vino li troviamo in tre dei cinque pavimenti figurati della villa di Casignana: raffigurano o lo stesso Dioniso (come il più antico esempio di Bacco Ebbro che versa il vino mentre è sorretto da un satiro) o temi in relazione con il suo mondo come, ad esempio, quello delle Quattro Stagioni[6].

L’opera musiva sicuramente più interessante, da questo punto di vista, è però Il Trionfo indiano di Dioniso, la cui maestranza è evidentemente di origine orientale.

Mosaico delle Quattro Stagioni, particolare dell’Autunno, villa romana di contrada Palazzi di Casignana (RC)
Bacco Ebbro, mosaico della villa romana di Casignana (RC) – (Fonte: www.promovideotv.com/casignana-la-vr-gli-studenti/)

Il soggetto qui rappresentato è, appunto, quello del trionfo indiano di Dioniso, in cui il carro è trainato da tigri e non da pantere e, seppure noto, non è particolarmente diffuso sui mosaici.

La più ricca rappresentazione di questo tema è splendidamente presente su quello rinvenuto a Sétif in Algeria, accanto al quale ricordiamo anche quelli di Sousse e di Saragozza, in cui il dio del vino è accompagnato da un folto corteggio.

Un Dioniso nimbato, su carro trainato da tigri, compare anche a Zeugma in Turchia, ma lo schema iconografico al quale più si avvicina il tondo della villa di Casignana è senza dubbio quello del mosaico di Sarsina ed è, al momento, l’unico trionfo indiano di Dioniso noto dell’Italia meridionale.

I dati archeologici e stilistici consentono di datarlo tra la seconda metà del III e gli inizi del IV secolo d.C.

Il Trionfo indiano di Dioniso di Saragozza datato fra il II e il III secolo d.C., Museo Archeologico Nazionale di Madrid (Fonte: es.wikipedia.org)
Il Trionfo indiano di Dioniso di Sarsina datato al III secolo d.C., Museo Archeologico Nazionale di Sarsina (FC) – (Fonte: www.nuvoledeserto.it/2011/)
Il Trionfo indiano di Dioniso di Sètif datato al III secolo d.C., Museo Archeologico di Sètif  (Fonte: www.wikiwand.com)

 

L’iconografia del mosaico con il Trionfo indiano di Dioniso della villa romana di Casignana
Ortofoto del Trionfo indiano di Dioniso della villa romana di contrada Palazzi di Casignana (RC)

Il mosaico della villa di Casignana con il Trionfo indiano di Dioniso è racchiuso in uno dei riquadri in cui è suddiviso il pavimento del corridoio porticato, ha un diametro di 2,13 metri ed è posto dentro un quadrato di 2,84 x 2,70 metri, disegnato da una sottile fascia dentellata; agli angoli 4 kantharoi (coppe per bere il vino) da cui fuoriescono girali verticali.

La scena è racchiusa in una cornice vegetale. Sulla sinistra, Dioniso nimbato[7], di prospetto è in piedi su un piccolo carro, di cui sono indicate soltanto le ruote.

Il dio, con la gamba sinistra accavallata sulla destra, ha il braccio destro piegato verso l’alto a reggere il tirso, cui si appoggia.

Il braccio sinistro è abbassato, teso in avanti e nella mano tiene forse uno strumento musicale.

Il dio è nudo, con un mantello che ricade dalle spalle fino alle ginocchia.

Il carro è trainato da una coppia di tigri; gli animali sono parzialmente sovrapposti, quello in primo piano accovacciato, con il capo abbassato, quello in secondo piano rivolto all’indietro, è in piedi.

Dietro ai felini, un pastorello, guarda verso Dioniso; indossa una corta tunica e tiene nella mano destra una siringa e nella sinistra il bastone del viaggiatore, il pedum.

I personaggi poggiano su un piano indicato con tessere di colore verde, inclinato da destra verso sinistra.

 

Bibliografia

Eleonora Grillo, Il mosaico con il ‘trionfo indiano di Dioniso’ dalla Villa Romana di Palazzi di Casignana (RC), in Atti del XIX Colloquio dell’AISCOM (Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico), Isernia, 13-16 Marzo 2013, Tivoli 2014, pp. 153-166.

Vincenzo de Nittis, La villa romana di Casignana. I balnea, l’aula basilicale e la facciata a galleria frontale fra due torri, in Polis. Studi interdisciplinari sul mondo antico, L’Erma di Bretschneider, pagg. 295-296

 

[1] In senso generale statio è usata dagli autori e specificata nei testi delle leggi per denominare una delle tappe del servizio ufficiale postale e dei trasporti sulle vie principali dell’impero. Le stationes si distinguevano in due categorie, cioè in mansiones e in mutationes. Le prime erano locali di sosta, con trattoria, albergo e stallatico per passarvi la notte, le altre erano semplici posti di ricambio dei cavalli.
[2] Detto anche “Sala delle Nereidi”. Il mosaico pavimentale della sala rappresenta un thiasos marino con quattro figure femminili che cavalcano un leone, un toro, un cavallo e una tigre terminanti con una coda di pesce. La sala ha pianta ottagonale con quattro lati absidati e presenta due vasche per acqua fredda.
[3] Il calidarium aveva un impianto di riscaldamento a ipocausto e tubi fittili sulle pareti, con pianta ottagonale e pavimentazione a mosaico in piccole tessere e doveva essere coperto da una volta.
[4] Opus sectile marmoreum: antica tecnica artistica che utilizza marmi (o, in alcuni casi, anche paste vitree) tagliati per realizzare pavimentazioni e decorazioni murarie a intarsio.
[5] Essa è pavimentata con un mosaico composito molto elaborato a grandi riquadri racchiusi entro fasce di marmo.
[6] Essa prende il nome dal mosaico con la rappresentazione dei volti delle Quattro Stagioni, inseriti in riquadri, posti agli angoli della sala, legati tra loro da fasce decorate con palmette che formano meandri intrecciati. Dei riquadri figurati sono ben conservati quelli con i volti della Primavera e dell’Inverno, mentre è appena leggibile, senza che si possa identificare quanto vi era rappresentato, quello al centro della stanza È suggestivo pensare ad una raffigurazione di Dioniso, frequentemente ritratto insieme alle Stagioni.
[7] Cioè cinto di nimbo, di aureola.
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2 commenti

  1. Sei sempre fortissima nelle informazioni che ci elargisci, completa, garbata e appropriata. Brava, nipote mia.

    1. Grazie mille, cara zia Luciana! Per fortuna che ho una zia come te che apprezza il mio lavoro. Un abbraccio anche allo zio Luciano <3

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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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