Cibo

La carruba, origini, storia e proprietà di un frutto antico

Carruba da Pompei

La carruba è un frutto affascinante e un alimento dalle molteplici virtù che ha accompagnato l’uomo attraverso i millenni: parliamo della sua storia e delle sue caratteristiche

La dolce carruba è molto più di un semplice alimento: rappresenta un legame tra tradizione e innovazione con una vasta gamma di benefici per la salute.

Carruba origini e storia
Baccelli di carruba

La carruba, o ceratonia siliqua, è originaria dei paesi mediterranei orientali e dell’Asia Minore;

diffusasi in tutta l’area del Mediterraneo grazie alla sua resistenza alla siccità, è l’unica leguminosa che cresce sugli alberi.

Il nome deriva dall’arabo qīrāț; Greci antichi chiamavano la pianta keratìa, keratéia o keratonìa[1], un termine che evidenzia la forma arcuata e robusta dei suoi baccelli[2].

Plinio il Vecchio dice che “[…]la siliqua, la quale in Ionia si chiama ceraunia, produce il frutto, come il fico nel tronco suo,

come il fico detto di sopra e per questo alcuni la chiamarono fico d’Egitto pigliando in ciò magnifico errore.

Percioch’ella non nasce in Egitto, ma in Soria e in Ionia, intorno a Gnido, e in Rhodi, e ha sempre foglie, e fiore bianco, e grandissimo odore.

Produce piante dalle parti basse, e perciò è gialla nella superficie, levandole il sugo que piantoni”.

E ancora “[…] non sono gran fatto differenti dalle castagne le silique dolci, se non che in queste si mangia anchora la corteccia.

Esse sono lunghe quanto le dita de gli huomini, sono talhora piegate e larghe come il dito grosso[3].

Carruba da Pompei
Baccelli di Carruba ritrovati negli scavi di Pompei

La pianta di carrubo ha assunto anche significati culturali e simbolici;

nei testi sacri, come nel Vangelo di Luca, si narra che il figliol prodigo, affamato, desiderasse cibarsi delle carrube destinate ai porci.

Raccontano i Vangeli di Marco e Matteo che anche San Giovanni Battista avrebbe trovato sostentamento nel deserto con carrube, miele selvatico e locuste;

a tal proposito, gli inglesi ancora oggi lo chiamano ‘St John’s bread’ (il ‘pane di San Giovanni’).

In Siria e in Asia Minore il carrubo è sacro ai maomettani e ai cristiani ed è protetto da San Giorgio: ci sono cappelle e tabernacoli a lui dedicati che si trovano proprio sotto questa pianta.

Radicato profondamente nella cultura mediterranea, la carruba è stata dunque utilizzata come fonte di nutrimento e come rimedio naturale in diverse epoche.

Veniva consumata soprattutto durante i periodi di carestia ed è stata ampiamente coltivata nel Medioevo, utilizzata per la preparazione di prodotti medicinali e di dolci.

La sua maggiore diffusione fu al tempo delle Crociate e soprattutto con l’intensificarsi dei rapporti commerciali tra l’Oriente e l’Occidente.

Dal punto di vista nutrizionale si distingue per la sua composizione bilanciata e ricca di nutrienti; in alcune aree come la Sicilia, è chiamata anche ‘cioccolato dei poveri’.

A differenza del cacao, la carruba è naturalmente priva di caffeina e teobromina, il che la rende una scelta ideale per chi desidera evitare sostanze stimolanti.

Inoltre, è particolarmente apprezzata per la sua ricchezza in fibre, vitamine e minerali; oltre a questi nutrienti è anche priva di glutine.

Grazie alla sua composizione offre anche numerosi benefici per la salute: aiuta la digestione, regola il colesterolo, ha un’azione antiossidante e aiuta a tenere sotto controllo il peso.

Lo sciroppo di carruba viene estratto dai baccelli ed è un dolcificante naturale ideale per arricchire, ad esempio, lo yogurt.

Carruba origini e storia di un frutto antico

Viene utilizzata anche come ingrediente per snack salutari, combinata spesso con frutta secca per un apporto di energia costante o anche per fare deliziose caramelle.

In Italia, il carrubo è coltivato principalmente in Sicilia, soprattutto con altri piccoli impianti in regioni come Puglia, Sardegna e Campania.

La pianta richiede circa dieci anni per entrare in piena produzione, ma può raggiungere rendimenti notevoli, fino a dieci quintali di carrube per albero in condizioni ideali.

I baccelli maturano tra agosto e settembre, quando possono essere raccolti e lasciati essiccare al sole;

una volta secchi, vengono utilizzati per il consumo diretto o per la produzione di prodotti alimentari e industriali.

In passato i semi della carruba venivano utilizzati come unità di misura per i gioielli, dato che ogni seme ha un peso quasi identico (circa 0,197 grammi).

Questo ha portato infatti alla nascita del termine ‘carato’ (qīrāț) utilizzato ancora oggi per i diamanti e le pietre preziose.

 

[1] Tutti nomi derivanti dalla radice keràs= corno.
[2] Columella detta precise norme per piantare la carruba della varietà greca per l’allevamento dei suini, la graeca siliqua, che alcuni chiamano anche ‘ceration’ (L’Arte Dell’Agricoltura e libro sugli Alberi. Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti, Giulio Einaudi Editore 2001, II, 131-132; V, 399; VII, 539; XI, 783).
[3] Il Primo Libro Dell’Historia Naturale Tradotto per M. Ludovico Domenichi. Tipografia Antonelli Giuseppe 1844, XIII, 412-413; XIV, 442; XV, 465-466.
fb-share-icon20
Tweet 20

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

* Questa casella GDPR è richiesta

*

Accetto / Accept

Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

Potrebbe anche interessarti...