Vino

Il Cirò e una storia d’amore lunga più di 170 anni: la cantina Ippolito 1845

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Il motto aziendale recita ‘Un vino, una storia’ perché con i suoi oltre 170 anni di vita rappresenta la prima realtà vinicola sorta in Calabria: la cantina Ippolito 1845

Vigneti lussureggianti adagiati tra il verde delle pianure e delle colline cirotane affacciate sul mare, là dove sopravvivono miti e leggende della Magna Grecia: è questo il tesoro che la cantina Ippolito 1845 custodisce gelosamente da generazioni.

Il territorio di Cirò è il fulcro della produzione vitivinicola calabrese e l’omonimo vino è conosciuto in tutto il mondo; la storia della famiglia Ippolito e della sua cantina inizia con questi luoghi, più di 170 anni fa.

Ippolito 1845 Cirò iniziali Vincenzo Ippolito casolare di campagna
Ippolito 1845, le iniziali di Vincenzo Ippolito e la data lasciate impresse nel casolare di campagna a Cirò Marina (Kr) – Fonte: www.ippolito1845.it

Colui che inaugurò l’attività agricola fu Vincenzo Ippolito nel lontano 1845, imprimendo indelebilmente questa data e le iniziali del suo nome sul casolare di campagna.

All’epoca coltivava oltre alla vite anche ulivo e agrumi. Fu però solo nel primo dopoguerra che il nipote, Don Vincenzo Ippolito, fece decollare il lavoro e con coraggio e determinazione investì nella vigna.

Ecco nascere la prima cantina moderna di Cirò, con vasche in pietra sotterranee utilizzate sia per la vinificazione che per l’affinamento; poi arrivarono le prime botti di castagno e il vino iniziò a farsi apprezzare.

Negli anni ’40 Don Vincenzo fu il anche primo in Calabria ad imbottigliare il suo Cirò prodotto dal gaglioppo coltivato ad alberello nelle storiche zone di Feudo e Difesa piana.

Negli anni ’50 videro la luce le prime due etichette firmate Ippolito, un Cirò Rosso ed un Cirò Riserva, imbottigliato dopo ben dieci anni di affinamento in botte.

Ripe del Falco Cirò Rosso Riserva della cantina Ippolito 1845 nella bottiglia deformata piemontese
Ripe del Falco Cirò Rosso Riserva della cantina Ippolito 1845 nella bottiglia deformata piemontese (Fonte: www.ippolito1845.it)

All’epoca proprio per il Cirò Riserva veniva usata la bottiglia tipica dei grandi Barolo, la deformata piemontese; ancora adesso la cantina Ippolito 1845 la utilizza per il suo Ripe del Falco.

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Più tardi i fratelli Antonio e Salvatore Ippolito si approcciarono alla meccanizzazione dell’agricoltura, ma non persero mai di vista la tradizione e la qualità. Furono gli anni in cui il Cirò sbarcò in America e in Germania.

Anche il grande scrittore Leonida Repaci si lasciò conquistare da questo vino e nel ’64 scrisse:

[…] ‘Nell’aprire la prima bottiglia il colore, l’aroma e il gusto del suo vino mi hanno riportato all’odore antico della Calabria, ad una sua preziosa tinta damaschina,

ad un rapporto fra natura e storia, fra terra ed arte, fra vigna e frangente marino, tra pioggia e cielo, tra sole e grappolo, fra coltivatore e frutto, tra canti di tagliatrici e rivociare di ardite sollecitazioni di vendemmiatori.

Il suo Cirò insomma, riassume nella sua forza, nella sua densità, nel suo profumo, nella sua fattura la terra natale. Lei, signor Ippolito, è un ambasciatore del Cirò, e si dice Cirò per significare Calabria […]’.

Era il 1969 quando la cantina Ippolito 1845 fu tra i maggiori artefici del primo disciplinare di produzione del Cirò DOC Rosso, Rosato e Bianco.

Tra il ’70 e l’80 l’azienda si ingrandì con nuovi ambienti, uffici e un laboratorio per il controllo qualità; ai possedimenti si aggiunsero anche i vigneti sulle Colline del Mancuso coltivati tutti a gaglioppo e greco bianco.

Vigna Colli del Mancuso cantina Ippolito 1845 Cirò
La vigna di Colli del Mancuso della cantina Ippolito 1845 a Cirò (Kr) – Fonte: www.ippolito1845.it

Il successo arrivò con importanti riconoscimenti nazionali ed esteri e il 1989 fu la data dell’uscita sul mercato del Colli del Mancuso Cirò DOC Riserva, il primo cru di Calabria.

Oggi la cantina Ippolito 1845 è alla quinta generazione ed è una delle realtà vinicole più importanti del panorama della regione e da quasi due secoli produce vino con la stessa passione e con la stessa dedizione.

Cantina Ippolito 1845 Cirò quinta generazione
La quinta generazione della cantina Ippolito 1845 di Cirò (Kr), Paolo, Vincenzo e Gianluca Ippolito – Fonte: www.ippolito1845.it

Le etichette di Ippolito 1845 sono 12, stimate e vendute in ben 4 continenti. Una lunga storia d’amore quella tra questa cantina e il Cirò, inteso non solo come prodotto ma come ambiente e territorio.

Una grande attenzione alla qualità delle uve, alla ricerca e alla sperimentazione, alla riscoperta e valorizzazione dei vitigni autoctoni, alla tutela del paesaggio e della biodiversità, con un occhio di riguardo alla sostenibilità per il futuro.

I vini della cantina Ippolito 1845 sono dunque frutto di tecnologia e rispetto delle tradizioni in sincronia con la natura.

Negli oltre 100 ettari vitati della cantina Ippolito 1845 suddivisi in tre tenute troviamo oltre allo storico gaglioppo e al greco bianco anche il calabrese, il greco nero e il pecorello.

Uno dei due rosati dell’azienda è il Pescanera, una luminosa nuance color rosa cipria risultato della vinificazione di uve di greco nero in purezza.

Pescanera Ippolito 1845 Cirò rosato da greco nero
Pescanera di Ippolito 1845, rosato da uve di greco nero in purezza

Richiama cromaticamente la pesca, mentre ‘nera’ allude al vitigno con cui viene prodotto; i profumi sono freschissimi, floreali e agrumati che ricordano i fiori bianchi, il pompelmo rosa e le fragoline di bosco;

i sentori erbacei, minerali e iodati fanno subito pensare alle brezze marine e alla macchia mediterranea.

In bocca ancora tanta freschezza: acidità e sapidità lo rendono leggero e beverino mentre tornano delicate le note agrumate e fruttate.

Il pecorello bianco è un’uva autoctona calabrese nota sin dalla fine del 1800; a Cirò la cantina Ippolito1845 lo ha riscoperto creando questo vino omonimo:

giallo paglierino tenue si apre con leggere e delicate note floreali di fiori bianchi e d’arancio per poi virare verso la frutta esotica, dal mango all’ananas, dalla papaya al passion fruit, fino a sfumature minerali e mediterranee di timo;

Pecorello Ippolito 1845 Cirò
Pecorello di Ippolito 1845, bianco ottenuto da uve di pecorello in purezza

é fresco e sapido grazie alla sua acidità, con un finale lungo e aromatico. Adatto a cruditè di pesce e cucina di mare, è un vino che richiama l’estate coi suoi profumi e sapori.

Del gaglioppo la cantina Ippolito 1845 ne ha sondato tutte le caratteristiche e ne ha portato sul mercato diverse espressioni.

Tra le Selezioni c’è il Liber Pater, Cirò DOC Rosso Classico Superiore in cui le uve di gaglioppo in purezza macerano a contatto con le bucce 12 giorni e il vino affina 8 mesi in barrique di rovere francese.

Tra i Premium il Cirò Rosso Classico Superiore Riserva Colli del Mancuso, l’emblema della storia di questo vino prodotto da uve vendemmiate tardivamente; macera a lungo e affina 12 mesi in botti di rovere.

Il Ripe del Falco nasce da un vigneto di gaglioppo di oltre 40 anni; è l’espressione della tradizione della famiglia Ippolito, una selezione di annate memorabili per un nettare austero e di grande fascino.

Poi c’è quello che celebra un anniversario, quello per i 160 anni di Ippolito 1845: il gaglioppo è lasciato appassire sui graticci fino a novembre e successivamente le vinacce macerano con un vino da uve fresche.

I due vini così ottenuti vengono assemblati e affinano in rovere per più di un anno.

Gli altri vini di Ippolito 1845 sono il Marechiaro (bianco da blend di greco bianco vendemmiato in due fasi diverse), il Mabilia (rosato da gaglioppo), I Mori (rosso da gaglioppo e cabernet sauvignon) e il Calabrise (rosso da 100% calabrese).

Infine il Chrysòs spumante metodo charmat da greco bianco e il Gemma del Sole, un passito sempre da uve di greco bianco.

 

Cantine Vincenzo Ippolitowww.ippolito1845.it

 

Via Tirone 118,

88811 Ciró Marina (KR)

Mail: ippolito1845@ippolito1845.it

Telefono: (+39) 0962.31106

Visite e degustazioni solo su prenotazione

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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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