Nascono in territori dove domina il freddo e proprio per questo sono considerati nettari unici e preziosi: parliamo di Icewine ed Eiswein
Sono vini dolci che si bevono raramente sia perché sono poco diffusi, sia perché la loro produzione è limitata: sono i cosiddetti vini di ghiaccio o meglio Icewine ed Eiswein.
Icewine (anche Ice Wine) ed Eiswein sono proprio la traduzione inglese e tedesca del nome dato a questo tipo di vini che nascono dal ghiaccio, anzi grazie al ghiaccio.
I vini di ghiaccio sono prodotti dalla vinificazione di grappoli vendemmiati tardivamente tra dicembre e febbraio e pressati ancora congelati; provengono da alcune aree vitivinicole del mondo quali soprattutto Germania[1], loro terra d’origine, e Canada[2].
Quando la temperatura scende tra i -7° C e i -8°C le uve possono essere raccolte, in genere di notte o prima che sorga il sole; in questo modo l’acqua contenuta negli acini è cristallizzata e quando questi sono pigiati ciò che ne deriva è un concentrato di zuccheri, acidi, sali ed altre sostanze estrattive (crioestrazione).
La fermentazione dei vini di ghiaccio è molto lenta, anche di alcuni mesi. Al fine di preservare soprattutto gli aromi varietali dei vitigni, la vinificazione è di solito svolta in vasche o contenitori d’acciaio.
Per gli Icewine ed Eiswein raramente viene utilizzato il legno per l’affinamento e le rese, come è comprensibile, sono bassissime. Questo caratterizza il prezzo e la rarità di questi passiti.
Secondo la tradizione il primo Eiswein fu tedesco: nel 1794 dopo una gelata inaspettata a Würzburg in Franconia, i viticoltori per non perdere l’uva, la raccolsero ugualmente vinificandola congelata[3].
Ma l’Icewine non sarebbe una invenzione moderna: il poeta latino Marziale diceva che c’erano viticoltori “che in novembre raccoglievano uva ricoperta di gelo” e Plinio parlava di certe uve che “non vengono vendemmiate prima che non abbia gelato”[4].
Quindi già gli antichi Romani conoscevano e apprezzavano i vini di ghiaccio per le loro peculiarità; poi per secoli questo tipo di vendemmia sarebbe stata dimenticata perché non esiste nessun documento storico in cui è riportata.
I vitigni impiegati per gli Icewine e gli Eiswein sono prevalentemente a bacca bianca: sono riesling (uva che si presta benissimo a questo tipo di vinificazione), vidal (incrocio tra ugni blanc e rayon d’or), gewürztraminer, chardonnay, chenin blanc, kerner, pinot bianco, cabernet franc e blaufränkisch (a bacca rossa).
Anche in Italia troviamo rarissimi vini di ghiaccio in Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta (dove viene chiamato vin de glace) o Piemonte (nelle Langhe), da uve moscato e prié blanc.
Si producono anche in Austria, Alsazia, Svizzera e Slovenia.
I vini di ghiaccio si presentano di un colore dorato o ambrato, profumano di frutta esotica sovramatura, miele, caramello, confettura e spezie; sono dolcissimi, ma nella maggior parte dei casi sono sostenuti da acidità e mineralità che li equilibra rendendoli sapidi e nello stesso tempo meravigliosi da bere accompagnati a formaggi, a fine pasto o semplicemente da soli.
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Bibliografia
Il mondo del sommelier, Associazione Italiana Sommelier, pag. 167
Al mannd dal vèn’ o de rerum vinorum. Vino: storia, miti e leggende, Franco Vecchi
L’evoluzione del terroir: la produzione di “ice wine” in Emilia Romagna, Pier Luigi Dodi e Alessandra Rugiano in Atti del Convegno internazionale “I paesaggi del vino” – Perugia, 8-10 Maggio 2008, pagg. 137-144