La vite: storia, riproduzione, ciclo vitale e malattie
La vite rappresenta un pezzo importante della storia della civilizzazione umana e nel suo cammino da Oriente a Occidente ha toccato luoghi diversi portando con sé tutta la sua affascinante cultura. Ho parlato approfonditamente di questo viaggio in un altro post a cui vi rimando (LINK). La superficie vitata nel mondo consta di circa 8 milioni di ettari, di cui ben il 60% si trova in Europa; in Italia attualmente siamo attorno a 610.000 ettari.
La prima vite comparsa sulla terra circa 60 milioni di anni fa era una vitis silvestris, ossia una vite selvatica; la vite che conosciamo noi, ossia la vitis vinifera (o vite europea nonostante l’origine euro-asiatica), invece comparve più tardi (circa un milione di anni fa[1]). Dopo le glaciazioni la sua presenza si estese soprattutto all’Asia Minore e al bacino del Mediterraneo, anche se il successivo riscaldamento della Terra ne ha permesso la coltivazione in zone più settentrionali.
La domesticazione della vitis vinifera è abbastanza recente e si fa risalire al 5000 a.C. circa (le coltivazioni della vite ad alberello giunsero in Italia attorno al 2000 a.C.). La vite è una pianta dalle caratteristiche straordinarie, ma purtroppo ha avuto a che fare con nemici pericolosi; in passato ha infatti combattuto contro l’oidio (tra la metà e la fine dell’800), un fungo parassita proveniente dall’America che colpì soprattutto i vigneti francesi riducendoli del 90%.
Altro grande nemico della vite è stata la famosa fillossera, un insetto parassita dell’apparato radicale che ha invece distrutto ben l’85% del patrimonio viticolo d’Europa. Questo problema venne risolto solo nei primi del ‘900 innestando le viti europee su apparati radicali di origine americana resistenti a questo insetto. Ciò ha permesso la ricostruzione dei vigneti, ma purtroppo molte varietà sono andate perdute. Ancora oggi, per scongiurare il pericolo, si continua ad utilizzare piedi (portainnesti) di origine americana.
Come nasce un vigneto
La vite è una pianta rampicante con ampie radici che servono a fissarla bene nel terreno permettendole di sopravvivere anche a lunghi periodi di siccità. Una vite si riproduce in due modi:
- per talea[2]: un pezzo di tralcio di un anno dotato di almeno 2 gemme viene piantato verticalmente nel terreno emette radici dalla parte inferiore e un germoglio che sarà la nuova barbatella[3];
- per innesto: si uniscono due pezzi di tralcio, di cui uno con almeno una gemma. Esistono due innesti, a doppio spacco inglese (o a omega) o alla maiorchina (a gemma). Il primo è fatto al tavolo per creare una barbatella che starà un anno in vivaio a radicare, mentre il secondo è realizzato a gennaio-febbraio direttamente in vigna su un portainnesto piantato a settembre dell’anno prima.
Riprodurre la vite attraverso i semi, ossia i vinaccioli, vorrebbe dire avere viti con caratteristiche diverse dalla pianta madre.
La vite e i suoi cicli
Una vite appena piantata comincia ad essere produttiva dopo 2-3 anni; raggiunge l’apice della sua produttività fino ai 20-25 anni, poi inizia la sua fase di vecchiaia. Alcuni vitigni sono più longevi di altri e vi arrivano anche dopo 30-40 anni.
Nonostante però la vecchiaia, le viti possono produrre ancora ottime uve; infatti sulle etichette francesi la dicitura vieille vigne sta ad indicare che il vino ottenuto proviene da vigneti vecchi almeno 40 anni, che sono poco produttivi ma che regalano una grande qualità.
La vite segue un ciclo annuale, durante il quale ci sono due sottocicli, uno vegetativo ed uno produttivo.
Dopo la vendemmia e con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno, la vite va a riposo; il sottociclo vegetativo inizia in primavera, a marzo, quando le temperature si alzano e il terreno inizia a scaldarsi. La pianta ricomincia il suo percorso e dai punti in cui è stata effettuata la potatura invernale iniziano a fuoriuscire alcune goccioline di linfa che risale dal tronco: questo bellissimo fenomeno si chiama pianto della vite (LINK).
Ad aprile si ha il germogliamento della vite in cui le gemme si aprono, si formano le foglioline e i germogli si allungano; la pianta continua a crescere fino ad agosto con la fase di agostamento o maturazione del tralcio, durante la quale le sostanze elaborate sono immagazzinate come riserve.
Fino a novembre poi il tralcio diventa legnoso e scuro con la perdita delle foglie; riprenderà la vegetazione nel marzo successivo. Nello stesso arco temporale, la vite segue un sottociclo produttivo che riguarda l’uva.
Il sottociclo produttivo inizia tra aprile e maggio quando si formano i primi grappolini (pre-fioritura); da maggio a giugno c’è la fioritura in cui i raspi sono caricati di infiorescenze che andranno ad essere fecondati; se la fecondazione non va a buon fine, avremo degli acini sprovvisti di vinaccioli che svilupperanno la cosiddetta acinellatura del grappolo, ossia questi resteranno verdi ed immaturi.
Dopo la fecondazione, avviene l’allegagione, ossia la nascita degli acini che andranno ad ingrossarsi e a maturare durante l’invaiatura di agosto: la vite accumula l’acqua negli acini, concentra lo zucchero e le sostanze estrattive, la buccia si colora.
Successivamente si ha la maturazione dei grappoli che può concludersi tra la metà di agosto e la fine di ottobre, a seconda del tipo di vitigno precoce o tardivo.
La vite e i suoi nemici
La vite è una pianta resistente al caldo ma soffre il freddo, le gelate primaverili, la grandine e le eccessive piogge. Queste condizioni possono condizionare lo sviluppo della pianta e della produzione; prima si è parlato di oidio e fillossera: questi sono solo due dei nemici della vite.
Peronospora, oidio e il vettore del mal d’esca sono i parassiti fungini più pericolosi per la vite; anche la botrytis cinerea è una muffa potenzialmente pericolosa, ma come spesso accade, invece, apporta grandi risultati nella vinificazione, facendola diventare una cosiddetta muffa nobile.
Ragnetti, tignole e cicaline sono alcuni insetti che provocano danni non mortali alla vegetazione e alla produzione della vite; però un tipo di cicalina, la scaphoideus titanus, è la responsabile della flavescenza dorata che porta una lenta degenerazione della pianta e la sua morte, in quanto punge le foglie succhiandone la linfa.
Tra i parassiti animali oltre alla fillossera ci sono anche i nematodi, piccoli vermi che vivono nel terreno e che possono portare alla vite fenomeni come l’accartocciamento delle foglie, l’arricciamento e la suberosi[4].
Bibliografia
Il mondo del sommelier, Associazione Italiana Sommelier, pagg. 7-21