Il Chianti Classico non è semplicemente un vino, è la storia e la tradizione di un territorio incastonato al centro di una delle più importanti regioni vitivinicole italiane e del mondo: la Toscana. E in ogni calice d’Annata, Riserva o Gran Selezione degustato all’Anteprima 2018, affiorano il Cuore, il Carattere e la Cultura di questo grande prodotto nazionale

C’è Chianti e Chianti Classico.

Ed è proprio quel “Classico” che sottolinea la differenza fra due vini che portano lo stesso nome, un aggettivo che va a distinguere una DOCG dall’altra, diverse tra loro per disciplinare, zona di produzione e consorzio di tutela.

Dal punto di vista storico-geografico esiste, invece, solo il termine Chianti, che è soprattutto una terra di antichissime tradizioni vitivinicole, di cui esistono testimonianze etrusche e romane[1].

Il primo e più antico riferimento al Chianti nella sua denominazione di origine si trova in un documento ufficiale del 1398; come vino, viene menzionato anche in una lettera del 1404 dal proprietario di Vignamaggio al mercante Datini e fu molto amato dai Papi nel Cinquecento.

Solo nel 1716 il Granduca di Toscana Cosimo III in un bando fissò i confini della zona di produzione del Chianti, tra le città di Firenze e Siena[2].

All’inizio del ‘900 il Chianti diventò un prodotto famosissimo e la richiesta sia nazionale che internazionale aumentò: per sostenere questo incremento, si iniziò quindi a produrre vino anche al di fuori della zona delimitata nel 1716.

Questo venne chiamato ugualmente “Chianti” o “vino prodotto all’uso del Chianti”.

Successivamente, nel 1924, i produttori di Chianti fondarono il consorzio che tutelava e difendeva la produzione di questo vino tipico nel suo territorio di origine, scegliendo da subito il Gallo Nero come emblema.

Nel 1932 venne aggiunto “Classico” per distinguerlo dall’altro, prodotto al di fuori dell’area geografica nella zona di origine[3]; nel 1984 sia il Chianti che il Chianti Classico ottennero la Denominazione di Origine Controllata e Garantita.

 

Da allora, Chianti e Chianti Classico rappresentano due entità enologiche distinte, con differenti disciplinari e zone di produzione.

Inoltre, con una legge del 2010 è stato introdotto il divieto di produrre vino Chianti DOCG all’interno del territorio di produzione del Chianti Classico DOCG.

Dal 2013 è stata infine introdotta la Gran Selezione oltre alla tipologia Annata e Riserva.

Simbolo distintivo delle bottiglie di Chianti Classico è sempre stato un gallo nero[4], lo storico emblema dell’antica Lega Militare del Chianti, che ancora oggi identifica il marchio;

questo è protagonista in primo piano anche dell’opera del XVI secolo che possiamo tutt’ora ammirare sul soffitto del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, l’Allegoria del Chianti dell’artista Giorgio Vasari[5].

Giorgio Vasari, Allegoria del Chianti, Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, Firenze (1563-65) – Fonte: commons.wikimedia.org
C come Cuore

Le terre del Chianti Classico si trovano, come si è detto, fra le due province di Firenze e Siena: 70.000 ettari suddivisi in 9 comuni che si estendono su un altipiano tra i 200 e gli 800 metri s.l.m., coperto dall’affascinante verde di boschi di pini, querce e castagni, e adornato da cipresseti.

Qui le uve crescono in maniera ottimale a circa 700 metri; un terroir unico dove le discrete escursioni termiche, i terreni mai uguali ma prevalentemente di matrice galestrica e calcarea, caratterizzano questo vino straordinario che nasce proprio nel cuore pulsante della Toscana.

Il clima qui è continentale, con temperature anche molto basse in inverno (al di sotto dei 4-5°), ed estati calde e siccitose, durante le quali spesso si superano i 35°.

Radda in Chianti (SI), vigneti
C come Carattere

Chianti Classico è sinonimo di sangiovese, l’uva che regna incontrastata su queste terre. Di qualità superiore, esso è presente nel vino  in percentuali che possono andare dall’80 al 100%.

Il disciplinare prevede anche altre uve a bacca rossa per un massimo del 20%, quali il canaiolo, il colorino, il cabernet sauvignon e il merlot.

Il sangiovese è dunque l’anima vibrante di questo nettare al quale regala quell’inconfondibile impronta;

ed è proprio qui, in queste terre, che ottiene quelle caratteristiche di eleganza e raffinatezza, difficili da riscontrare in vini ottenuti dalle stesse uve di altre zone.

Il Chianti Classico acquisisce nobiltà col tempo: dalle Annate, alle Riserve fino alle Grandi Selezioni, le caratteristiche organolettiche di questo vino si arricchiscono pian piano, mantenendo sempre e comunque alta la sua qualità.

Sangiovese

Ha una struttura importante che si riconosce sin da giovane; dal rubino vivace che, con l’invecchiamento, tende a presentare riflessi granato, ha profumi freschi di rosa, viola e mammola, di more, lamponi, ciliegie e di sottobosco;

questi lasciano spazio nel tempo a fiori appassiti e frutta confetturata, a note balsamiche e speziate di menta, caffè, liquirizia, chiodi di garofano e cannella, cioccolato, tabacco.

Sorseggiandolo il suo sapore è asciutto, abbastanza tannico ma armonico; man mano tende a diventare sempre più vellutato ed equilibrato, una perfetta sinfonia tra gusto e complessità aromatica.

Percorso olfattivo al Chianti Classico Collection 2018
I profumi nascosti nel Chianti Classico
C come Cultura

Quella del Chianti Classico è soprattutto la lunga tradizione di un grande prodotto di eccellenza italiana, che affonda le sue radici in una cultura enologica importante come quella toscana;

le dolci colline chiantigiane incantano sempre tutti i suoi visitatori con quell’intenso verde di boschi, vigne ed ulivi, con le sue strade puntellate di cipressi.

Un territorio abitato sin dal II millennio a.C., che gli Etruschi hanno trasformato in un paradiso per l’agricoltura, introducendo la coltivazione della vite;

i Romani arricchirono questo splendido paesaggio dedicandosi molto anche alla produzione del prezioso olio, e successivamente, durante il Medioevo, sono nati i suoi suggestivi borghi fortificati e castelli, testimoni di scontri e battaglie per la conquista del territorio.

Una storia racchiusa in un quadro d’autore, dove arte e bellezze naturali si fondono con la secolare maestria dell’uomo.

Chianti Classico è anche Consorzio Olio DOP Chianti Classico, Chianti Classico Company, Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico – Onlus e Casa Chianti Classico.

 

Chianti Classico Collection 2018 – Etichette degustate

  1. Chianti Classico DOCG 2011 – Fattoria Cerbaia (85% sangiovese, 15% merlot) – 15.000 bottiglie;
  2. Chianti Classico DOCG Riserva 2015 – Antinori nel Chianti Classico – Marchese Antinori (sangiovese ed altri) – 350.000 bottiglie;
  3. Chianti Classico DOCG Gran Selezione 2013 – Antinori nel Chianti Classico – Badia a Passignano (100% sangiovese) – 70.000 bottiglie;
  4. Chianti Classico DOCG Gran Selezione 2010 – Losi Querciavalle – Millennium Losi (90% sangiovese, 5% canaiolo, 5% malvasia nera) – 5.000 bottiglie;
  5. Chianti Classico DOCG 2012 – Antico Podere Casanova – Bucciarelli (100% sangiovese) – 20.000 bottiglie, vino biologico;
  6. Chianti Classico DOCG Riserva 2015 – Fèlsina – Rancia (100% sangiovese) – 45.000 bottiglie;
  7. Chianti Classico DOCG Riserva 2013 – Borgo Scopeto – Misciano (100% sangiovese) – 28.000 bottiglie;
  8. Chianti Classico DOCG Riserva 2008 – Il Poggiolino – La Riserva (95% sangiovese, 5% colorino) – 4.000 bottiglie;
  9. Chianti Classico DOCG 2016 (campione da botte) – Isole e Olena (80% sangiovese, 15% canaiolo, 5% syrah) – 140.000 bottiglie;
  10. Chianti Classico DOCG 2015 – Fontodi (100% sangiovese) – 200.000 bottiglie, vino biologico;
  11. Chianti Classico DOCG 2014 – Fattoria di Fontemaggio (95% sangiovese, 5% merlot) – 13.000 bottiglie, vino biologico;
  12. Chianti Classico DOCG 2015 – Barone Ricasoli – Brolio Bettino (90% sangiovese, 10% colorino) – 42.000 bottiglie;
  13. Chianti Classico DOCG2015 – Querciabella (100% sangiovese) – 90.000 bottiglie, vino biologico;
  14. Chianti Classico DOCG 2014 – Tenuta Cappellina (95% sangiovese, 5% canaiolo) – 20.000 bottiglie;
  15. Chianti Classico DOCG 2013 – Castello di Cacchiano (95% sangiovese, 4% canaiolo, 1% malvasia nera) – 40.000 bottiglie;
  16. Chianti Classico DOCG 2013 – Il Barlettaio (100% sangiovese) – 8.000 bottiglie, vino biologico;
  17. Chianti Classico DOCG 2015 (campione da botte) – Ruffino Santedame (80% sangiovese, 10% merlot, 5% colorino, 5% altri) – 40.000 bottiglie;
  18. Chianti Classico DOCG Riserva 2015 (campione da botte) – Vecchie Terre di Montefili (100% sangiovese) – 55.000 bottiglie;
  19. Chianti Classico DOCG Gran Selezione – Lamole di Lamole – Vigneto di Campolungo (95% sangiovese, 5% cabernet sauvignon) – 20.000 bottiglie;
  20. Chianti Classico DOCG Gran Selezione 2011 – Torraccia di Presura (100% sangiovese) – 5.000 bottiglie;
  21. Chianti Classico DOCG 2016 – Castello di Ama – Ama (96% sangiovese, 4% merlot) – 92.000 bottiglie;
  22. Chianti Classico DOCG 2016 – Dievole (90% sangiovese, 7% canaiolo, 3% colorino) – 190.000 bottiglie;
  23. Chianti Classico DOCG Riserva 2009 – Fattoria Cerbaia (85% sangiovese, 15% merlot) – 15.000 bottiglie;
  24. Chianti Classico DOCG Gran Selezione 2013 – Viticcio – Prunaio (100% sangiovese) – 20.000 bottiglie;
  25. Chianti Classico DOCG Gran Selezione 2014 – Le Miccine (100% sangiovese) – 2.000 bottiglie
Degustazione etichette Chianti Classico Collection 2018

 

Sitografia

www.chianticlassico.com

 

[1] L’origine del nome Chianti non è del tutto sicura. Le fonti storiche fanno pensare agli Etruschi: Clanis sembra essere stato il nome con cui questo popolo indicava un torrente che scaturiva vicino a Montegrossi, l’attuale Massellone. Altre fonti ci ricordano però che in numerose iscrizioni è stato ritrovato il nome Clante appartenuto ad un’importante famiglia etrusca che abitava questi luoghi. Si pensa che possa derivare anche dal termine latino clangor ossia “rumore”, per via del rumore delle battute di caccia effettuate nelle foreste di cui è ricca la zona.
[2] “[…] per il Chianti è restato determinato e sia. Dallo Spedaluzzo fino a Greve; di lì a Panzano, con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre terzi, cioè Radda, Gajole e Castellina, arrivando fino al confine dello Stato di Siena”. (Dal Bando Sopra la Dichiarazione de’ Confini delle quattro Regioni Chianti, Pomino, Carmignano, e Val d’Arno di Sopra. Cosimo III de’ Medici, 24 settembre 1716).
[3] Il Chianti DOCG è prodotto in varie parti della Toscana con diverse sottozone: Chianti Montalbano, Chianti Rufina, Chianti Colli Senesi, Chianti Colli Aretini, Chianti Colli Pisani
[4] La storia di questo simbolo è raccontata anche da una simpatica leggenda medievale, che sancì soprattutto i confini politici del territorio stesso. Si narra che all’epoca le Repubbliche di Firenze e Siena si combattessero ferocemente per il predominio del Chianti, in quanto intermedio alle due città. Per porre fine alla questione e delimitare la proprietà delle terre del Chianti venne adottato uno strano sistema: si decise che all’alba, al canto di un gallo, due cavalieri sarebbero partiti dai rispettivi capoluoghi e nel punto in cui questi si fossero incontrati, lì, sarebbe stato fissato il confine. E fu proprio la scelta del gallo che fece la differenza: i senesi ne scelsero uno bianco, mentre i furbi fiorentini optarono per uno nero, che però tennero chiuso in una stia, al buio e a digiuno per così tanti giorni da renderlo esasperato. Il giorno della partenza, non appena venne liberato, il gallo nero fiorentino inizio a cantare molto prima dell’alba e ciò consentì al cavaliere di partire prestissimo acquisendo vantaggio rispetto a quello senese, che partì invece alle prime luci dell’alba. Fu così che quest’ultimo percorse solamente 12 chilometri da Siena, incontrando l’altro a Fonterutoli; il Chianti passò quindi quasi tutto sotto il controllo della Repubblica Fiorentina, ancora prima della caduta di quella senese.
[5]Questo, Signore, è il Chianti, con il fiume della Pesa e dell’Elsa, con i corni pieni di frutti, ed hanno a’ piedi un Bacco di età più matura, per i vini eccellenti di quel paese; e nel lontano ho ritratto la Castellina, Radda, ed il Brolio, con le insegne loro; e l’arme nello scudo tenuta da quel giovane, che rappresenta Chianti, è un gallo nero in campo giallo”.
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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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