Il vujnu, un altro sorprendente vitigno autoctono dono della biodiversità calabrese 

Mi è capitato di degustare un’altra chicca enologica nostrana. Stavolta si tratta di un antico vitigno autoctono a bacca bianca, quasi del tutto sconosciuto.

E’ citato dalle fonti di inizio Ottocento come presente nella zona di Diamante e Belvedere Marittimo (in provincia di Cosenza):

lo iuvarello, meglio identificato con i nomi di vuiune, vujnu, buino o iuvino e, più tardi, come base del vino Pollino nell’area di Castrovillari.

Il vujnu dunque da tempo presente nella regione, anche se oggi è più noto al di fuori dalla Calabria.

Viene inoltre considerato sinonimo del bianco d’Alessano, un vitigno pugliese che concorre ad alcune DOC come Locorotondo, Gravina e Martina Franca, mai vinificato in purezza.

Lo iuvarello o vujnu matura nella seconda decade di settembre e si presenta con un grappolo dalle dimensioni grandi o medio-grandi, di forma conica o ad imbuto, con numerose ali che possono essere compatte e ben aderenti al grappolo o un po’ più spargole e sviluppate in lunghezza.

Mediamente compatto, il vujnu ha un peduncolo medio-corto, robusto, debolmente sfumato di rosa nella parte dorsale. L’acino è di medie dimensioni e sferoidale.

La buccia del vujnu è molto spessa, pruinosa, di colore dal giallo verdastro al giallo paglierino e al giallo ambrato. La polpa è abbastanza consistente, di sapore gradevole e scarsa acidità.

Il vujnu lo si trova in rare coltivazioni della zona di Verbicaro (Cs) e da qui si sarebbe diffuso da un lato, attraverso il “Passo dello Scalone”, nell’area di Mottafollone (Cs) e dell’Alta valle del Crati, dall’altra verso le aree costiere dell’Alto Tirreno.

Grappolo di vujnu (Fonte: www.terredelgufo.it)

Grazie alla cantina Terre del Gufo, questo vitigno in purezza è diventato protagonista di un vino che la guida del Touring Club ItalianoViniBuoni d’Italia 2017” ha premiato con la Golden Star: l’Alysso.

Si tratta di un Calabria Igt Bianco, ottenuto da uve di vujnu provenienti dall’azienda agricola Boccafolle di Balbia di Mottafollone;

alla vista l’Alysso si presenta con un bel giallo paglierino dai riflessi verdolini, ma è al naso che conquista: prevalgono i sentori di resina e miele, accompagnati da note agrumate, erbacee e floreali.

Il nome deriva infatti dall’alisso (Alyssum maritimum), un piccolo fiore, profumatissimo, molto diffuso nei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo.

Alyssum maritimum (Fonte: www.terredelgufo.it)

L’Alysso in bocca è secco, con una bella freschezza che richiama ancora agrumi e fiori bianchi.

Dal punto di vista olfattivo non sembra neppure calabrese: le tecniche enologiche utilizzate hanno garantito l’integrità degli aromi, così eleganti e particolari, quasi nordici.

La vinificazione in purezza di vitigni autoctoni come il vujnu permette non solo di apprezzarne e valorizzarne appieno qualità e caratteristiche, ma dà vita a prodotti di nicchia come questo, che stupiscono piacevolmente.

Terre del Gufo (www.terredelgufo.it) è il marchio dell’Azienda Agricola Muzzillo, i cui vigneti si estendono sulle colline a sud della capitale bruzia di Cosenza, nel comprensorio di Donnici.

Hanno piccole produzioni, basse rese e massima cura nella trasformazione enologica, e tutto ciò caratterizza i vini in produzione.

Altre quattro le loro etichette: Timpamara, Portapiana, Kaulόs e Chiaroscuro.

Fanno, infine, parte della recente istituzione DOP Terre di Cosenza, ed offrono, nel pieno rispetto del territorio, un’alta espressione di artigianalità che racconta la Calabria, questa nostra terra dalle mille storie, con la sua natura e ricchezza.

L’Alysso di Terre del Gufo

 Sitografia

www.euvite.it

vinibuoni.it

 

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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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