Colori caldi e gusti decisi per una birra che invecchiando migliora, proprio come un vino: il Barley Wine

Pregiata e costosa, vista la sua tiratura limitata, per gli amanti dei gusti particolari questa è un’ottima alternativa: il Barley Wine (o Barleywine) è una speciale birra-non-birra da invecchiamento, ad alta fermentazione nata in Inghilterra, il cui nome evoca proprio il vino poiché le sensazioni gusto-olfattive sprigionate sono molto simili: alta gradazione, assenza quasi totale di schiuma, colori ambrati e scuri, un ventaglio aromatico ampio e intenso che può andare dal maltato al fruttato, dal tostato allo speziato e che ricorda un liquoroso.

Un mix di complessità e struttura molto interessante soprattutto se sosta in legno, capace di migliorare col tempo proprio come farebbe un grande vino. Una birra da meditazione, che merita di essere sorseggiata lontano dai pasti, comodamente seduti sul divano, come faremmo con un whisky o un cognac, non da servire fredda ma a temperatura di cantina, in calici ampi che ne possano esaltare tutte le virtù.

Letteralmente barley wine significa “vino d’orzo”. La birra era chiamata così già da tempi remoti, ma sia Greci che Romani non la consideravano una bevanda di pregio (nel IV secolo d.C. Giuliano l’Apostata dice spregevolmente che “Il vino della vite profuma come il nettare, il vino d’orzo puzza come un caprone. Il vino della vite viene da Bacco, figlio della dea Sèmele, il vino d’orzo viene dal pane”).

Invece, i maggiori produttori, consumatori e amanti ne furono i popoli della Mesopotamia e gli Egizi, poiché essendo prodotta con orzo e farro, che in questi luoghi crescevano in abbondanza, il suo costo non era proibitivo come quello del vino, ed era bevuta da tutti i ceti sociali. Rappresentava inoltre un elemento conviviale e di condivisione nella società, e nelle tombe “il pane liquido” era sempre presente come offerta funeraria.

Oggi la birra si beve dappertutto e in abbondanza. Il Barley Wine è un prodotto di nicchia, per i palati più raffinati che sanno apprezzare le caratteristiche di una birra matura, ma con una forte personalità. Qualcosa sicuramente di diverso dal solito che mi ha piacevolmente colpita. Io ne ho assaggiate tre. L’americana Wheat Wine Ale, 10,7 gradi, dal colore ambrato e dai sentori di frutta candita e caramello, leggermente etilica, con una schiuma appena accennata, corposa e morbida in bocca, simile ad un buon passito; due italiane, del birrificio Baladin: Terre e Xyauyù Fumè.

La prima è di un bel colore ambrato scuro ma brillante, con profumi tostati e balsamici che richiamano frutta secca, fichi, miele e liquirizia e dal gusto pieno e morbido, prodotta con riso “nerone” è affinata in botti di vino che le conferiscono queste peculiarità. Una birra ferma che con i suoi 12 gradi ricorda molto un vino liquoroso come il Porto; l’altra invece può benissimo sostituire un whisky, visto che ha riposato per dodici mesi proprio nelle botti di questo distillato scozzese delle Islay: il colore è di un bruno intenso per via del lungo processo ossidativo, al naso offre sentori dolci ed il tipico torbato; questi aromi ritornano decisi in bocca, ma con una estrema morbidezza e pienezza, quasi da “masticare”, con un finale lungo in cui prevalgono ancora le note tostate e il fumè. Una stupenda birra da meditazione da 14 gradi, da godere nella sua totalità, accompagnata, se vogliamo, da un pezzetto di cioccolato fondente.

Consigliatissime!

Degustazione di Wheat Wine Ale, Terre e Xyauyù Fumè
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Giulia Cosenza

Calabrese DOC, sommelier con master in Cultura dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche

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